Ristorante L’Osteria H2O
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 40 / 80,00 euro cad.
Specialità consigliate
Recensione
A volte non ci si crede, ma quando dico che prima o poi passo, lo dico consapevole che prima o poi ci andrò davvero!…
Lo so, spesso passa del tempo, ma sapete quanti locali ci sono in Italia da provare e sperimentare per voi?
Allora mi sacrifico e vado… (si scherza eh! ahahaha)
Dopo diversi mesi dall’ultima visita al Lago di Garda sono tornato qui in zona per parlarvi dell’Osteria H2O Moniga. Lo chef Saulo della Valle lo conobbi ad un’evento nel 2019, prima del delirio da Pandemia, e da allora mi rimase il tarlo di andarlo a trovare… ed eccomi qua!
Come dicevo sono andato un giorno di Settembre per vivermi a pieno la brezza del lago, seduto nella terrazza esterna mi sono goduto un pranzo con i fiocchi e una bellissima vista.
Il ristorante si trova a Moniga, da cui prende il nome, è stato profondamente cambiato nel concetto, eliminati i panni del gourmet sofisticato, con lavorazioni all’azoto e tecnicismi vari, si è riadattato dopo la pandemia in una cucina essenziale ma sempre di gusto, dove il gourmet è più abbordabile senza troppe particolari combinazioni, giocate su toni dai sapori più definiti e chiari per palati anche meno esperti e dove primeggia chiaramente il pesce di lago e ingredienti sempre freschissimi.
Ma passiamo al racconto…
Arrivato al locale ne apprezzo immediatamente la comodità del parcheggio, vicino e spazioso. (cosa non da poco)
Il Ristorante è suddiviso in 3 ambienti: sala centrale, terrazza e sala degustazioni. Parola d’ordine “Essenzialità”, in un contesto minimale dove primeggia il legno tra numerosi elementi di design. Il colore bianco domina gli ambienti alternandosi a stacchi di colori tra quadri, piante e arredi. I tavoli tondi e spogli da tovaglie evidenziano una geometricità elegante. Un’ambiente che risulta a primo impatto subito caldo, confortevole ed informale, nonché grazie alle ampie vetrate molto luminoso.
Ci accomodiamo nella terrazza, dove da lì a poco Saulo verrà a salutarci. Come detto all’inizio ci conosciamo da tempo quindi non sarà un pranzo in incognito ma ci sarà comunque un giudizio reale, senza mezzi termini come sempre.
Finito i convenevoli dei saluti, iniziamo con un menu degustazione di 6 portate.
Partiamo dal 3 antipasti: “Leccia del mediterraneo, cetriolo, mandorla, salsa di ostrica e infine finto dragoncello dal retrogusto di anice“, “Strudel di porcini con mazzancolla cruda, burrata pugliese e maggiorana“ e “Lingua, fico e uva fragola“.
Il Primo è un piatto estivo, dalla carne tenera, di cui si percepisce subito la freschezza in un gioco di contrasti e consistenze dove Il cetriolo ripulisce il palato dai toni più sapidi e dolci degli ingredienti. Un mix di gusti che si mescola alla salsa d’ostrica sul fondo traghettando il cliente alla fatidica scarpetta finale. Più goloso e giocato su consistenze croccanti e cremosità differenti è lo Strudel con protagonisti il duo Fungo-Gambero, tra sapido-dolce. Il terzo invece potrebbe sembrare un azzardo, ma la carne tenerissima si sposa perfettamente con la dolcezza del fico e l’acidità dell’uva in una combinazione piacevole
In attesa del primo veniamo omaggiati di un quarto antipasto,
una portata simbolo dello Chef: Coregone all’olio “Moniga del Garda 2013”,
un piatto territoriale giocato su 4 ingredienti principali: cappero, limone, coregone e olio extravergine. Una portata chiara e appagante. Il cappero con la sua foglia dona la sapidità giusta per esaltare la parte del Coregone su un fondo morbido di patata. In fine la presenza del limone dona l’aspetto acidulo senza alterare l’equilibrio.
Riprendiamo con il primo, un golosissimo “Casoncello ripieno su fondo di crema di piselli, finferli e Parmigiano.”. Non solo esteticamente bello da vedere, coloratissimo, ma anche molto “gudurioso“, giocato su sapidità, morbidezze, e cremosità differenti.
Pienamente soddisfatti, ecco materializzarsi una ricciola su salsa a base di latte di cocco, cozze e zucchine trombetta. Una seconda portata dai tratti fusion, dove la parte dolciastra del cocco funge da zuppetta alla tenera ricciola. Un piatto più sottotono rispetto agli altri ma comunque apprezzato.
Ed infine si arriva al dolce, e qui ne proviamo 2 differenti, uno più particolare, e un classico rivisitato:
“Sbrisolona, spuma allo yogurt, mandorla, cialda al cacao e cicoria” e “Soffice bruciata alla vaniglia, pesca e meringa“ ovvero una creme brulè alla pesca, soffice e con pezzettoni al suo interno.
Mentre la Soffice bruciata vola spedita, la sbrisolona non ci convince pienamente, in particolare la parte della cicoria, che sembra non essere ben integrata nella logica del dessert. Ma poco male, nel contesto il gusto rimane ottimo.
Eccoci quindi alla fine, con caffè e qualche chiacchiera defaticante, per comprendere meglio dettagli e altri aneddoti. Adesivo rilasciato e ci godiamo il pomeriggio di sole lungo il lago.
La consegna a Saulo dell’Adesivo di Simon