Ristorante Cannavacciuolo Cafè & Bistrot
Punteggio: 5s / 5
Prezzo (escluso bevande): 75 / 120,00 euro cad.
Specialità consigliate
Vuoi andare a Villa Crespi e non allungare di pochi chilometri per provare l’altro locale e fare così doppietta di gusto? Figuriamoci… certo che si.
Ed è con questo pretesto che mi sono infatti regalato due giorni di gusto in Piemonte, provando anche il nuovo stellato del “Big Boss” Antonino Cannavacciuolo, Il Cafè & Bistrot a Novara dallo chef Vincenzo Manicone. Arrivando con largo anticipo, dopo una sosta “sfogliatella e caffè” al Bar del Bistrot mi comporto da turista e camminando per la città attendo l’orario previsto.
Il Locale si trova adiacente al Teatro Coccia e si struttura su due livelli, al piano terra il Bar e al primo piano il Ristorante con bellissima vista sulla piazza principale “Martiri della Libertà”. Salendo le scale si intravede la cucina che è a vista. L’elegante Bistrot è caratterizzato da un’unica stanza con ampie finestre tipiche degli edifici d’un tempo, giocato sul binomio storico-moderno, con complementi d’arredo minimal e tocchi vintage legati al mondo del teatro.
Luminoso, alterna tonalità di grigio/Lilla, sia nelle pareti che nel soffitto decorato con fregi in rilievo. Il pavimento a listarelle di legno prosegue anche all’esterno nella bellissima terrazza che si intravede dalla sala dove è possibile cenare romanticamente o fare un’aperitivo al calar del sole.
Ci accomodiamo… mise en place minimal, senza tanti fronzoli ma elegante, tutto brandizzato Cannavacciuolo. Le luci a caduta sono moderne, così come anche il piano del tavolo dalle decorazioni geometriche.
Visioniamo il menù che si distingue con chiari riferimenti al mondo dell’opera, ma ci lasciamo trasportare dall’estro dello chef.
Iniziamo quindi con 6 piccoli apetizer, dei finger food di bontà da gustare in un solo boccone: Focaccina pugliese, pomodorino, sale Maldon e origano, Frisella di farina integrale, gelatina di pomodoro all’acqua di mare e origano, Sfera di parmigiana di melanzane, cremoso di burrata (la sfera viene panata nella polvere di melanzana), Montanarina con bottarga di dentice, Montanarina pomodoro e parmigiano. e infine, “Aperitivo all’italiana”: cremoso di arachidi salate e tostate, burro di cacao e gel di birra,
Come se non bastasse ecco l’Entrèe di Benvenuto accompagnato dallo spumante piemontese a marchio “Cannavacciuolo”.
Una portata molto particolare: “Impepata di Cozze“ composta da un guscio di Cozza finta ricostruita con pasta fillo al nero di seppia, con caviale ricostruito con acqua di cottura della cozza, cozza riempita con pomodorino confit, latte ai 5 pepi e foglia di prezzemolo cristallizzato.
Straordinario il gioco di consistenze e tecnica, al palato poi l’esplosione di acidità del pomodoro confit mi pervade la bocca.
Beh direi che come inizio è molto interessante!
Proseguiamo con la vera degustazione con i primi due antipasti, uno di carne e uno di pesce.
“Fegato grasso in terrina, limoncello, insalata amara e alici ripiene” e “Capesante, rape rosse, scalogno”. Nel primo Il fegato di anatra viene sgrassato e smorzato dalla dolcezza del gelée di limoncello e contrastato dalla parte croccante della panatura e nei toni amari della scarola. La Capasanta invece è una portata più estiva, dai toni delicati seppur giocato tra amaro, acido e sapido che si mescolano armoniosamente.
Passiamo alle mie regine della degustazione, i primi. Un’assaggio di 3 portate, composto da Risotto, Spaghettone e Raviolo.
Il Risotto Carnaroli si presenta mantecato con pomodoro giallo al forno, scampi di Sicilia, maionese di scampi e polvere di cipolla tostata, mentre lo Spaghetto è freddo con anguilla cotta al vapore e affumicata, bottarga di tuorlo e “aiolì” (un cremoso a base di aglio).
Il risotto mantecato perfettamente, richiama acidità non invasive ma che ti introducono alla delicatezza dello scampo tenero e leggermente in contrasto alla polvere di cipolla. Un piatto dall’umami intenso, che la mente associa a tratti ai gusti più comuni, come il classico risotto ai funghi. Questo per dire che il sapore è abbordabile per chiunque.
Lo Spaghettone di Gragnano invece nonostante sia freddo è straordinario. La cremosità e la consistenza decisa invogliano alla forchettata continua, aiutato anche dai sentori di affumicato che ingolosiscono il palato.
Infine il “Raviolo con ripieno di ossobuco alla milanese, limone grigliato, polvere all’olio di alloro e ristretto di ossobuco”.
Una pasta ripiena dall’aspetto corposo e dalla lieve vena acida dato dal limone. Nonostante la semplicità del raviolo in realtà alle spalle esiste una lavorazione elaborata, con due cotture differenti, per preparare la farcia con il risotto e l’ossobuco per il suo fondo. Un piatto che da soddisfazione ai più goderecci.
Quasi sazi, ci inoltriamo nel mondo dei secondi, anche qui con una portata di carne e una di pesce.
La prima è composta da “Piccione, melanzane e mortadella” con un piccione lavorato in 3 modi differenti. La Suprema di piccione sul quale viene versato il suo fondo presenta una cottura “Medium Rare“ o più comunemente “al sangue”, fantastica. La carne è talmente succosa da sembrare filetto. Ad accompagnare due ciotole con un “Panino lievito madre al vapore farcito con finanziera di piccione“ e la “coscetta farcita di mortadella e pistacchio e panata nella polvere di buccia di melanzana“. Una volta terminato il piccione, la sorpresa per chiudere il piatto e ripulire il palato: Gelato al fieno di erba medica.
Non facciamo in tempo a complimentarci del piccione, che ecco in arrivo la seconda portata: “Dentice al Cartoccio” composto da tenero trancetto di dentice scottato, crema di aglio dolce, spugna di olive taggiasche, gel di pomodoro, foglie argento (commestibili) e polvere di prezzemolo. Anche qui nulla da dire, più delicato nel sapore ma sempre bella masticabilità alternata ai giochi di contrasti che piacciono a me.
Come si evince dalle descrizioni e dagli ingredienti, quello che prosegue evidente per chi fa Villa Crespi e poi il Bistrot è una filosofia comune, dettata da stagionalità, dove prevale l’aspetto mediterraneo di una cucina italiana fondata sui sapori rotondi, quelli più classici. Poi come giusto che sia si vede la mano dello chef Vincenzo Manicone al quale piace discostarsi con lampi di vivacità giocando sui toni acidi e amari.
Ma parliamo della fase conclusiva della degustazione…quella più dolce!
Prima di buttarci sul dessert, ecco in arrivo un Pre dessert particolarmente Frizzante! “Gelatina al ginger beer, spuma di camomilla, fiore di camomilla sabbiati, polvere di limone stile “Frizzi Pazzi“, Fresco, leggero ideale per ripulire il palato, ma con la vena divertente sul fondo, un frizzare evocativo anni 90.
Quindi eccoci ai dessert, “Bellini” e “PannaCotta” due dolci che nonostante i nomi fuorvianti per la loro semplicità si riveleranno spettacolari già alla vista. Il primo è chiaramente un rimando al famoso cocktail, in una veste nuova, con una finta Pesca di bavarese all’Alta Langa “Cantina Contratto” a fare da protagonista. E’ composto da chutney di pesca e basilico, con un picciolo di cioccolato fondente 70% e fogliolina “Salvia – Ananas“. Completato al tavolo, sulla polvere di effervescente nel fondo viene versato una colatura di Bellini rivisitata del barman Maurizio Sironi.
L’altro non è una semplice Panna Cotta, ma una tavolozza di colori, geometrie, estro e inventiva, alternando consistenze e sapori, variando dal croccante al morbido e dal cremoso allo spugnoso, restando fresco, dando sensazioni anche strane ma piacevoli; un dessert estivo dai toni particolari, ideale per una chiusura di classe ma dal vezzo creativo.
Una rivisitazione dello Chef composta da Cremoso di latte di bufala e fava tonka, panna cotta al fieno, Meringa di mela secca, Coulis di lamponi, zenzero e basilico, Mango ai pepi, Finto Passion fruit ricoperto di Glassa al cioccolato fondente, Fragoline di bosco, Gelato ai cookies, Crumble di cookies, Gel di mela verde, sfera cioccolato bianco e cuore al “GinCurry“ in omaggio all’attore comico, composto da gin e curry.
Concludiamo con caffè e piccola pasticceria, prodotta dal Laboratorio interno che fornisce entrambi i ristoranti, composta da Code di aragosta alla crema chantilly, Macaron alla pastiera, Bignè ai 3 cioccolati, all’interno cioccolato rosa Ruby e karkadè,Tartufino di ganache di nocciola e polvere di cacao, Penna Colada (rivisitazione del cocktail Piña colada), Marshmallow all’eucalipto, More di gelso bianche.
Con la Pancia in mano e la soddisfazione in viso aspetto lo chef, che dopo l’uscita dell’ultimo cliente si siede per fare due chiacchiere.
Guarda il video qui sotto.
In conclusione in questo “Bistrot” troverete un giovane chef già capace di dare importanti sensazioni al cliente, con stacchi estrosi ma ben definiti che giocano spesso su toni differenti di acidità e amaro. Una cucina dalla rotondità più complessa, sempre però legata al gusto di una tradizione appagante, come piace allo chef Antonino Cannavacciuolo.
Complimenti inoltre alla brigata di cucina e di sala, composto da uno staff giovane e intuitivo, attento e serio ma pronto alla sferzata di relax con una battuta semplice ma che crea armonia e accoglie senza tante remore.
Un team affiatato, si vede anche nei piatti!! Bravi tutti, e Bravo Vincenzo!