Ristorante Da Gorini
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 40 / 70,00 euro cad.
Specialità consigliate
Vi è mai capitato di avere un cambio di programma e ripianificare in poche ore tutto?
Solitamente, essendo uno preciso, questo tipo di situazione mi destabilizza, mi irrita. Tu fai tutto per bene poi arriva qualche causa esterna e… bum! ti cambia tutto. Stavolta però l’ho presa con filosofia, anzi più che filosofia l’ho presa di palato! Ne ho infatti approfittato per fare tappa in un ristorante, da tempo nel mio mirino, “da Gorini”.
Questo locale si trova sull’Appennino Tosco Romagnolo, nel piccolo paese di San Piero in Bagno e per andarci devi essere o del posto o un appassionato di buona cucina come me. Appena arrivati scendiamo dalla macchina e la sensazione è già di benessere.
Ti guardi attorno, le montagne, il campanile della chiesa, le arcate del centro storico, e tirando un sospiro ti riempi di quell’aria buona e fresca di montagna. Il classico piccolo paesino dove tutti si conoscono e nulla sembra scalfire la pace che si percepisce. Ci avviamo in cerca del locale… ed eccolo!
Una targa con incisa la scritta “daGorini” ci indica l’ingresso. Già entrando la prima percezione è di un locale dal calore famigliare, rustico, dall’aspetto tipico delle case di montagna, arcata in sassi, toni caldi, gli arredi in legno. All’ingresso delle poltrone e un camino amplificano questa sensazione di calore, come ad essere entrati in casa di amici.
Ci accomodiamo nella sala più grande. Il servizio si dimostra subito amichevole, informale, con la gentilezza e l’accoglienza che ci si aspetta entrando.
Mentre scrutiamo il menù, ci omaggiano di piccoli amuse bouche composti da “Cocomero e bitter”, “Rapa rossa marinata, burro all’Acciuga e bergamotto”, “Cetriolo, Caprino e sesamo nero”, “Parmigiano soffiato e Vermut 721” e “Spinacino, mostarda di mandarino e semi di zucca”.
Diamo uno sguardo al menù che si divide in 2 due percorsi di degustazione: “La vostra mano libera”, oppure “La mia mano libera”.
Decidiamo di scegliere alla carta, e già dalla lettura dei piatti si percepisce un legame profondo con il territorio. Nel contempo lo chef si avvicina sorridente tra i tavoli per dare il benvenuto.
Iniziamo la nostra esperienza con 2 antipasti sinonimo di quella ricerca e genuinità che ritroveremo in tutte le portate, “Cremoso al parmigiano reggiano, funghi crudi e cotti, noci e nepetella” e “Battuta di manzo, pomodoro macerato, estratto di mandorla e pompelmo rosa”.
Mentre il primo è una hola di sapori concreti, guduriosi, veri, e ben bilanciati, la battuta è sinonimo di freschezza, con il gioco di acidità del pompelmo a ravvivare il piatto.
Anche qui ne emerge una cucina pulita, semplice, concreta, con accostamenti studiati ed elaborati, dove la materia prima non viene stravolta ma conserva la propria identità.
Passiamo ai primi, 2 portate da leccare l’intero piatto: “Rigatoni alla crema di parmigiano affumicato, macis, cocco e salsiccia secca” e “Cappelletti ripieni di coniglio, semi di zucca tostati, finocchietto e polvere di olive”.
Accostamenti semplici, ma non banali, azzeccati, che ti fanno sussurrare, ma sai che ci sta proprio bene? I cappelletti, di pasta fresca bella consistente, sotto i denti sono un piacere. Il ripieno è morbido e saporito. Infine il retrogusto amaro dell’oliva e il fondo sapido e cremoso chiudono un cerchio perfetto.
Già abbastanza sazi, a malincuore andiamo direttamente ai dolci, nonostante gli invitanti secondi che ci passino a fianco.
Optiamo per due dessert golosi, “Pesca candita, crema montata alla nocciola, cacao e sorbetto all’amaretto”. “Semifreddo al raviggiolo, amarene sciroppate, croccante alle noci e vermut 721”.
Ancora freschezza, pulizia del gusto, sapori distinti e mai confusi. Mentre il primo è un “tavolozza“ di gusti da piluccare a piacimento nel secondo tutto è nascosto dalla spuma. Affondando il cucchiaio si scoprono le diverse consistenze. Spumoso, morbido, croccante. Un bel gioco per il palato senza perdere in delicatezza.
Infine si arriva al caffè con le piccole coccole finali: “Gelatina al frutto della passione”, “Marshmallow anice e limone”, “Tegolina alla frutta secca”, “Bon bon di pesca e cioccolato al latte”, “Uva fragola”.
Coccole che in realtà non ce ne sarebbe bisogno visto che l’accoglienza e l’attenzione per il cliente permangono in ogni momento. Eccoci quindi al conto.
Pagato gli sveliamo chi siamo con gran stupore di Gianluca che chiacchierando ci conferma poi le nostre percezioni, ovvero un’ idea di cucina fatta di persone, calore, materie prime di qualità e valorizzazione del territorio.
Tutte particolarità che non posso fare a meno di confermare, perché “da Gorini” si sta davvero bene.
Uno star bene reale, come quando ti viene voglia di metterti lì a pancia piena su quelle poltrone all’ingresso e oziare davanti al camino, mentre con l’orecchio proteso ascolti discorsi di vita quotidiana.