Ristorante Il Poggio
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 35 / 55,00 euro cad.
Specialità consigliate
In cerca di refrigerio e stimolati da alcuni conoscenti ci siamo diretti in Valtellina e più precisamente a “Il Poggio” ed in Agosto è stata una bella pensata. Il locale si trova sulla strada panoramica (SP 21) a Poggiridenti (SO), non sulla strada, ma all’altezza del “Retici Balzi Wine Hotel” c’è l’indicazione per raggiungerlo percorrendo una stradina piastrellata ed in discesa. Superata una bella porta rustica si è subito nel salone principale, un ambiente accogliente, dove il rustico e il moderno si sposano senza creare contrasto, la parete a tutta altezza in vetro permette di pranzare ammirando il panorama.
“Il Poggio” ha anche la classica stanza della stüa (stufa), qui lo stile ovviamente si discosta dal salone principale e si respira aria d’altri tempi, ma se volete rimanere all’aria aperta, “Il Poggio” ha anche tavoli all’aperto. Il nostro obiettivo erano i famosi gnocchi di mirtilli, ma ci siamo subito resi conto che d’assaggiare c’era molto di più.
Il menù spazia dalla tradizione Valtellinese a piatti più ricercati con accenni tipicamente del sud Italia. Tra i piatti tradizionali vi segnaliamo i “Chiscioi”, frittelle di grano saraceno ripieni di ottimo formaggio “Casera Dop”, accompagnate da cicorino fresco, che sgrassa la frittura. Gli “Gnocchetti del Poggio”, scopo del nostro viaggio, con ingrediente principale il Mirtillo. Ci aspettavamo un sapore tendente all’aspro e ci siamo ricreduti, abbinato con la fonduta il mirtillo regala un gusto tendente al dolce e delicato ma non insipido, una gioia per le papille gustative; lo “Tzigeuner” alla brace, fettine sottili di carne di manzo arrotolate sullo spiedo, che scatenano un istinto primordiale, da addentare, obbligatorio usare le mani e lasciarsi trasportare dal gusto pieno della brace. Per i non tradizionali abbiamo assaggiato “Fiori di zucchina dorati” ripieni di ricotta e mentuccia, un antipasto inusuale per il luogo, ma da provare, anche se fritto, non è unto e non impasta la bocca precludendo i sapori delle portate a seguire. “Spaghetti di Gragnano”, una pasta che si arricchisce di tutti gli ingredienti del condimento, alici e colatura di Cetara, per chi ama sapori forti e persistenti, un piatto prepotente, nel senso buono, che da soddisfazione; segnaliamo anche il “Tonno Tataki” su purea di melanzane e chips di patate. E qui si esprime al meglio l’innovazione di questo ristorante, che non è legato solo alla tradizione, ma che spazia e sperimenta nuovi abbinamenti per deliziare i suoi commensali. I dolci li abbiamo affrontati senza freni, partendo dai lamponi gratinati e finendo con il Biscotto Sablè, senza dimenticare la crème brûlée e la sinfonia di sorbetti alla frutta.
Credeteci sulla parola, non si poteva non assaggiare tutto!