Ristorante Il Tiglio in Vita
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 45 / 63,00 euro cad.
Specialità consigliate
Immaginatevi una terrazza vista mare, candele accese, la brezza marina sulla faccia e il relax di una serata calda di agosto, accompagnata da portate tanto stravaganti quanto buone. Ecco questo potrebbe essere il bignami della recensione che vi sto per raccontare, ovvero Il Tiglio in Vita.
Un ristorante risorto dalle sue ceneri, crollato con il terremoto a Montemonaco, nell’entroterra marchigiana, rinasce a Porto Recanati, accettando una sfida che la natura gli ha imposto. Dello chef Enrico Mazzaroni, inserito nella Guida Michelin, anche se al momento non ha stelle, ma sono sicuro che presto arriveranno, avevo già sentito parlare. Persone fidate mi avevano già raccontato del suo estro geniale, e ora posso confermare tutto!
La sua cucina è frutto di passione, grande conoscenza e un pizzico di pazzia. Il locale si trova sopra la famosa discoteca MIA sul lungomare di Porto Recanati. Superati gli scalini che portano all’ingresso e varcata la soglia si rimane subito affascinati, una mega terrazza panoramica con delle vele a copertura e una vetrata che divide la sala interna rapiscono lo sguardo, stile iper-minimal e dagli ampi spazi. Ci accomodiamo al nostro tavolo, e mentre ammiriamo il tramonto arriva lo chef a salutare i vari clienti. Enrico è così, estroverso, diretto, divertente, gli piace coinvolgerti nel suo mondo già dall’inizio.
Iniziamo la nostra degustazione con un benvenuto particolarissimo e scenografico.
Il maitre GianLuigi stende del pan grattato a modi sabbia su una stuoia in tavola, sul quale va a ricreare con un rastrello delle onde e sistemare 3 deliziosi entrèe: Pane, burro e alici, poi Cioccolatino al tartufo bianco, formaggino, burro di cacao, polvere di fungo e infine Nero di seppia, parmigiano e ricci di mare. Un’idea geniale per ricreare un collegamento con il mare e divertire il cliente riportandolo bambino.
La Cucina di Enrico è molto creativa, basata sul binomio gioco-cibo, presentata con piatti ad effetto, dalle idee molto suggestive che appagano non solo il palato ma anche l’occhio. E’ il caso di un antipasto presente in carta “Le alici e l’abete“. Anche qui di grande impatto! Si tratta di un sandwich dal color verde intenso, con essenza di abete e pino muschio ripieno di alice marinata nel sale, accompagnato da una crème fraîche con aceto e una crema di alici con frutto della passione. Sempre per l’idea di divertire con le portate e amplificare le sensazioni viene versato dell’azoto liquido in un contenitore di acqua aromatizzata al pino mugo creando un gioco di fumo che invade la tavola evocando i sentori dell’abete e del pino. Si susseguono altre portate tra antipasti e amouse-bouche sempre studiati in maniera creativa, come il “Biscotto di triglia e albicocca”, presentato su una piccola composizione di albicocche, o il “Pomodoro con battuto crudo di gambero rosso di Mazara del Vallo”, all’interno di una teca trasparente con alla base una terra di farina di mandorle e crema di porcini impastata ed essicata in forno. Proviamo ancora diverse portate, ma tutte sempre senza appesantire.
Ci ritroviamo così a provare portate a base di frattaglie, come la “Testina di maiale, caviale e spuma di pompelmo“ o la “Capasanta, occhio di agnello e la sua crema di cervello“, che a dirli fanno un po’ strano ma a mangiarli proprio no, buonissimi. E se ve lo dico io che non sono un gran appassionato di frattaglie, potete crederci! Piatti sempre bilanciati, frutto di grande ricerca e sperimentazione.
Ricerca e tecnica che emerge preponderante nei dolci, con dei dessert da rimanere a bocca aperta. Uno a base di cervello di agnello, con ciliegie fermentate in infuso di ciliegie, peperoncino e neve di cocco sopra, l’altro un sorbetto di mela con Mojito e teste di gambero… si teste di gambero! Una polvere cosparsa sopra che a dispetto dei mal pensanti ci sta molto bene! Cioè diciamocelo, dessert con cervello… moijto e gambero.. a chi verrebbe in mente di fare dei dolci così? Solo ad Enrico, a chi ha padronanza e sa che può osare.
Non meno importante durante la degustazione ho assaggiato anche un primo del quale vado orgoglioso, anche perché è stato ideato per me! “Fusillone mantecato con ricotta salata di Montemonaco e mallo di noce“, un piatto dove l’amaro del mallo si mescola al salato della ricotta creando una consistenza cremosa e decisa amalgamata al fusillone al dente, gran piatto!
Insomma eccoci quindi alla fine, tra le dolcezze della piccola pasticceria, a tirar le somme di una serata magica, stravagante, che mi ha fatto superare anche qualche limite. E’ innegabile la bravura di Enrico, ma quello che è emerso è stata la sensazione di rivalsa che ho provato per loro. Mi sono sentito parte di una rinascita, della loro rivincita nei confronti del destino. Forse perché mi sono fatto coinvolgere o semplicemente perché prima o poi deve esserci una svolta positiva per chi merita, ed Enrico, GianLuigi e il tiglio lo meritano, davvero.