Ristorante La Porta a Bologna
Punteggio: 4,5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 30 / 80,00 euro cad.
Specialità consigliate
Eccoci nuovamente a Bologna!
Ve lo avevo preannunciato che ne sarei diventato cittadino onorario!!
Stavolta siamo andati ad esplorare gastronomicamente un locale già conosciuto agli addetti del settore, ed altrettanto conosciuto dai Bolognesi per la sua forma strana, a modi “Balena”. Proprio così, la balena è il nome con il quale viene comunemente chiamato il Ristorante “La Porta a Bologna“, locale del gruppo Unipol “a ponte“ su via Stalingrado, nella zona nord-est di Bologna. Da poco trasformato per intero nella sua brigata, ed ora alle direttive del giovane chef Lorenzo Venturelli.
Decido di andare un giovedì sera, stranamente un infrasettimanale, rispetto ai miei soliti giri da gourmet.
Con il calar della sera, il complesso luminoso e il giardino esterno donano un’atmosfera romantica a questa architettura moderna, riconfermata della bellissima sala interna e dal piccolo salottino vicino all’ingresso.
Entriamo e ci accomodiamo al nostro tavolo, in un angolo di questa sala spaziosa, dominata prevalentemente dai toni caldi e dal legno. Il soffitto ad arcate esprime tutta la sua bellezza, come a stringere in un virtuale abbraccio i clienti. Un locale dal tono elegantemente classico ma dal design contemporaneo. E’ facile immaginare la luminosità che di giorno acquisisce il locale, grazie alle vetrate dal quale si scorge la strada sottostante.
Bene, ora che ci siamo ambientati iniziamo a degustare!
Lo staff si dimostra subito all’altezza, con un fare elegante, discreto ma dall’occhio vigile.
Dal menù composto da portate di pesce e terra, scegliamo una degustazione classica con qualche rivisitazione. Nell’attesa non mancano le attenzioni con un calice di bolle e gli stuzzichini di benvenuto a fermar la fame.Che in realtà l’amplificano notevolmente visto la loro bontà: “Tigellina con pesto modenese”, “Polentina fritta con spuma di mortadella”, “Cialda di arachidi salate con campari orange”, “Focaccia di sugna”, “Burro salato con caviale di aringa affumicata”.
Con la fame ormai alle stelle aspettiamo trepidanti l’inizio delle “danze“…
Come antipasto arrivano due portate, la prima è un “uovo con salsa bernese, parmigiano 72 mesi e carciofi”, mentre la seconda è un “coniglio in porchetta con fegatini, tartufo e cipolla di medicina”. La prima portata, senza infamia e senza lode, la seconda già stacca notevolmente la precedente, per gusto ed idea.
Proseguiamo poi con un piatto a me caro, un “risotto ai carciofi con aglio nero e squacquerone”, la goduria estrema. Cremoso, ben bilanciato, con qualche contrasto di consistenze dato dal carciofo fritto… Ottimo, da ricordare.
Segue un classico bolognese della vecchia tradizione, una “tagliatella d’ortica con ragù di cortile”, ovvero con quegli ingredienti che il contadino ha a disposizione, quindi frattaglie di coniglio, anatra e capretto.
Poi la folgorazione, uno dei maialini più buoni mai assaggiati!
“Maialino da latte al profumo di agrumi, cime di rapa e aceto balsamico extravecchio”.
Morbidissimo al suo interno, croccante nella parte superiore, con acidità e agrodolce a ripulire e contrastare.
Ormai giunti alla fine ecco il dessert che viene proposto alla carta, così ognuno sceglie in base alla voglia del momento. Io mi faccio conquistare da una buonissima e delicata “bavarese allo squacquerone con mirtillo nero dell’appennino e dacquoise alle mandorle”. Mentre chi mi accompagna va sulla golosità, con un classico “stracchino della duchessa”, composto da mascarpone fresco e cacao.
A degna conclusione poi, ormai sazi, la piccola pasticceria composta da “Cannolo tipo siciliano con ricotta di pecora aromatizzata al maraschino” e una “sfoglia con namelaka al guanaja 70%”.
Finita la cena, arriva quindi lo chef ad intrattenere i clienti passando per i tavoli. Un modo di coccolare il cliente che a mio avviso è un segno di professionalità e di convivialità che piace sempre. Visto il verdetto, naturalmente mi svelo a lui e ci intratteniamo con chiacchiere, andando a visitare l’enorme cucina sottostante e la cantina dei vini.
E così si ritorna a casa, nuovamente conquistato da Bologna, la sua gente e la sua cucina. Una città che mi da motivo per tornare e tornare ancora, perché c’è sempre un nuovo locale da scoprire, dove ogni volta è una piacevole sorpresa.