Ristorante OR Cucina d’Arte
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 60 / 100,00 euro cad.
Specialità consigliate
RECENSIONE del 2019 (attualmente gli Chef Mauro Brina e Davide Modesti, non fanno più parte dello Staff)
A Grintorto non ci si arriva per caso, non è di passaggio, devi sentirne parlare e lasciare che la curiosità faccia tutto il resto. Già il nome Grintorto mi evoca un mondo fiabesco, sarà l’assonanza con Grifond’oro ma mi ricordano i racconti della Rowling e di Harry Potter.
Ed infatti mi sbagliavo di poco…
Grintorno è un borgo che risale al 1200 e si trova nella provincia piacentina. Qui un antico castello è stato ristrutturato e trasformato in un luogo di alta cucina. I titolari Eugenio Oddone Reni, e la moglie Paola Pacinotti, hanno creato una meta gastronomica frequentata anche da personaggi vip e politici.
Non sapevo dell’esistenza di questo posto magnifico, ma come sempre accade i social e la mia ricerca continua sui ristoranti mi ha portato in questa piccola frazione di Agazzano (PC). Dopo una serie di vie attraverso le campagne si arriva in questo che all’apparenza sembra essere un casolare. Parcheggio, mi avvio a piedi e dopo la piccola strada sterrata mi si apre un luogo incantato con il suo castello.
L’interno è diviso in diverse stanze tutte affrescate, La sala Blu, la Sala della Caccia e la Sala Camino, ognuna con una propria identità.
A completare la scelta, una taverna utilizzata per lo Chef Table, una zona in totale riservatezza. Ci accompagnano nella stanza Blu, caratterizzata dai colori oro e turchese alle pareti. Il grande specchio sopra al camino acceso, i candelabri alle finestre e gli arredi d’epoca completano un’atmosfera magica.
Eh si, sembra di essere all’interno dei racconti dove grandi battaglie, draghi e cavalieri erano i protagonisti!
Un luogo che affascina da subito. Naturalmente appena accomodati, mi alzo per curiosare nelle altre sale. Tutte affrescate dal soffitto alle pareti, con raffiguranti draghi e decori dorati, sono uno spettacolo per la vista.
Ma è ora di provare la cucina!
Se l’atmosfera richiama il passato la cucina è invece moderna, rivisitazioni di piatti italiani dalla forte componente creativa. Dal menù alla carta scegliamo la degustazione di 5 portate. Prima di iniziare ci facciamo conquistare dalle varie sfiziosità dello chef, un amuse-bouche che comprende: Tuille alle mandorle con salmone marinato al wasaby, crème fraîche all’erba cipollina e semi di sesamo nero, pera in osmosi di rum, caviale di aringa affumicato e scorze di lime, spaghetto aglio olio peperoncino, vellutata di sedano rapa, polvere di caffè e formaggio in foglie di castagno e la coppa piacentina, omaggio al territorio.
Bene, proprio bene. Ci piace!
Attendiamo quindi le portate vere e proprie che non tardano ad arrivare. Prima l’antipasto, “Triglia cotta a bassa temperatura, panure al nero di seppia e pomodoro, topinambur in due consistenze, ketchup ai frutti rossi“ poi il primo, una rivisitazione della celebre Cacio e pepe. Uno Spaghettone monograno Felicetti al cacio e pepe su letto di gamberi rossi marinati al lime. Un’alternanza di sapidità e dolcezza che attribuisce al piatto un grande “wow“ spontaneo. La dolcezza del gambero sardo, la sapidità e la cremosità della crema di caciocavallo con l’acidita del lime sono follie di bontà.
Proseguiamo con il secondo composto da “Ricciola di fondale cotta a bassa temperatura in crosta leggera di mandorle, crema di zafferano al profumo di liquirizia e nido di sedano croccante“. Da sottolineare la bontà della salsa allo zafferano in abbinamento alla dolcezza della ricciola, ingrediente piacevolmente apprezzato e che mai avrei pensato di trovare abbinato al pesce.
A questo punto, ormai consapevole della qualità, mi svelo senza remore presentandomi allo chef, anzi agli chef!
Mauro Brina e Davide Modesti, sono due giovani talenti dalle esperienze importanti. la loro cucina è frutto di un binomio perfetto, dove le portate seppur elaborate per abbinamenti, ingredienti e tecniche di cottura, sono armoniose al palato. Punto distintivo in ogni piatto sono i giochi di consistenze e i contrasti di sapori che divertono senza stancare. Un modo creativo di realizzare piatti che ritroveremo anche nello scenico dessert finale, “Dolce Condiviso“. Una tavolozza gustosa creata al momento davanti al cliente.
Su ispirazione del celebre chef Grant Achatz del ristorante Alinea di Chicago, gli chef disegnano e compongono artisticamente questo dolce dai colori e ingredienti differenti. Ti ritrovi come un bambino ad assaggiare con le mani gelatine al mango e passion fruit, spugne alla nocciola, ma anche ad intingere il cucchiaio nella purea di passion fruit e lamponi, a provare la zuppetta di cioccolato bianco e yogurt greco, la spuma di yogurt e la terra di cioccolato. Al centro la tentatrice sfera di cioccolato una volta rotta, svelerà il suo misterioso contenuto, composto da cremoso al cioccolato bianco e passion fruit con crumble alle mandorle, degna conclusione di un’opera golosa.
Non manca infine dopo le coccole finali un tour con gli chef nella parte posteriore del castello. Un lato incantevole e romantico destinato a cene estive e adatto a ricevimenti grazie al terrazzo affacciato sull’Orangerie, la serra, la fontana e il grande giardino.
NB. (Novembre 2019)
Gli chef Mauro Brina, Davide Modesti e la brigata intera non fanno più parte di questo locale. Seguirà un’aggiornamento della recensione con la nuova brigata.