Trattoria da Lucio
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 60 / 75,00 euro cad.
Specialità consigliate
La prima cosa che ti colpisce quando entri nel mondo di Jacopo è la cura nel dettaglio, la voglia di coinvolgere il cliente sia visivamente che nel gusto. Sali la scalinata che porta al ristorante e ti trovi in bella vista questa enorme cella refrigerata con appesi grossi pesci come fossero mostri marini.
In quell’istante capisci che l’esperienza sarà particolare.
Ma partiamo dal principio…dalla mia ricerca spasmodica di locali anche durante le vacanze in famiglia! Eh sì, perché cari amici gourmet come sapete, ogni occasione è buona per visitare nuovi locali. La Trattoria da Lucio è stata una bella rivelazione durante una calda e afosa giornata di agosto.
Per chi non lo sapesse la cucina dello chef Jacopo Ticchi è basata sulla frollatura del pesce, una tecnica di lavorazione che affonda le radici nella cultura dei pescatori, ritornata in auge grazie allo chef Australiano Josh Niland autore del libro “The Whole Fish Cookbook” sdoganandola. Frollare significa attuare una maturazione delle carni per ottenere sapori più decisi e intensi.
Come detto, ero in vacanza a Rimini e dopo aver scandagliato per bene la scelta dei ristoranti da fare decisi all’ultimo momento di provare Trattoria da Lucio.
Il locale attualmente si trova sulla via principale Amerigo Vespucci, la strada che costeggia il lungomare. Dico attualmente perché quando tutto iniziò nel 2019 si trovava in una zona diversa (via Santa Maria al Mare) e in un locale più piccolo. Poi l’enorme successo impose il cambio locale.
Comunque, salendo la scalinata si nota l’atmosfera classica del locale di mare, un ristorante dalle ampie sale e linee semplici, con arredi e mise en place essenziale, dove i colori blu e biancone caratterizzato fortemente l’aspetto. A catturare l’attenzione è sicuramente la cella con i pesci appesi come già accennato all’inizio.
Ci accomodiamo e ci lasciamo coinvolgere dal Maitre sulla spiegazione del pesce pescato presentato a tranci su un lungo vassoio. La cucina di Jacopo infatti non è solo caratterizzata da piatti a base di pesce crudo e frollato ma anche preparato alla brace da scegliere al momento. Dopo un’indecisione iniziale optiamo per piatti del menù che si riveleranno ottimi.
Curiosità: il menù non viene suddiviso per antipasti, primi o secondi, ma solo come piatti da provare, senza un ordine preciso. Viene consigliato solamente di lasciare le paste e i risotti per ultimi, probabilmente per non andare ad alterare la percezione del palato prima di provare portate più delicate come i crudi.
Partiamo dall’entrée
composto da “Cozza all’aglio dolce”, “Fegato di pesce, cioccolato e lampone” e “Pralina di ceci, maionese alle mandorle e fondo di cedro macerato”. Una partenza come si suol dire con il botto, caratterizzato da gusti decisi con picchi dolci e acidi.
Non sono mai stato molto avvezzo alle frattaglie di pesce ma in questa “trattoria” anche gli scettici come me si ricrederanno. Ne sono rimasto infatti piacevolmente stupito. La cucina di Jacopo è coinvolgente perché unisce la tradizione romagnola e l’innovazione di queste tecniche in continua evoluzione. È un continuo susseguirsi di bilanciamenti azzeccati, tra diverse consistenze e tonalità acide, sapide e dolci, valorizzando al massimo la materia prima attraverso il recupero di tutte le parti di scarto.
Se prima si diceva del “Maiale non si butta via niente” ora la regola vale anche per il pesce!
Si prosegue con la degustazione di 3 piatti “Ricciola con le sue uova, salsa di pomodori arrosto muggine e tuorlo affumicato”, “Trippa in umido con guanciale e parmigiano” e “Midollo di manzo alla brace con cozze, zucchine in carpione e i suoi fiori”.
La delicatezza della ricciola, ottenuta grazie alla lunga frollatura (11 giorni), prende forza giocando con la sapidità della bottarga e con l’acidità del brodo di pomodoro, mentre la trippa dal sugo corposo e fresco, rimane tenera e non gommosa invitando il pane a creare la mitica scarpetta, in un rimando continuo ad una golosità appagante. In fine il midollo, un divertente contrasto di consistenze morbido/croccante dai toni cremosi a tratti dominati dalla freschezza delle erbe, con cambi di sapidità ad ogni boccone.
Poi si passa alle paste, ovvero ai primi, ordiniamo così “Spaghettino spezzato ai ricci di mare e seppia alla brace” e una “Spoja lorda al pomodoro arrosto, triglie e melanzane”.
Nel primo si è immediatamente conquistati dalla cremosità e dai toni piccanti, dove emerge in un secondo momento la sapidità del riccio ben amalgamata alla seppia e dal retrogusto affumicato. Il gioco estetico e i contrasti di consistenze tra seppia e spaghetto sono perfetti.
Nel secondo piatto invece domina la morbidezza della melanzana che arrotonda ancora più un gusto pulito e diretto, dove la triglia con la sua consistenza decisa è parte dominante con fondo di pomodoro ben legato che lascia un sentore affumicato lungo e costante.
La spoja lorda, tipico taglio a “triangolo” della pasta fatta a mano enfatizza il lato più tradizionale della “Trattoria da Lucio”, rimandando alla tradizione romagnola più vera.
Alle battute finali eccoci ordinare quindi i dessert seguita dalla piccola pasticceria.
Decidiamo per un classico “Tiramisù” in chiave moderna e una “Crostatina con crema di pane caramellata, ciliegie fresche e granita di rabarbaro”. A seguire con il caffè “Biscotto al sale di Cervia”, ”Bignè di cioccolato al latte” e “Fragole”,
Attendiamo qualche decina di minuti per poter conoscere lo Chef e svelarci al locale. Ne consegue una chiacchierata con rigorosa foto e adesivo rilasciato. In cambio Jacopo ci omaggia del suo famoso libro: “Oltre la Frollatura”, un libro autobiografico con ricette e tecniche di frollatura.
Non mi resta che concludere dicendovi, che assolutamente sì, vale il viaggio!
Sia che siate in vacanza o solo di passaggio, rimarrete piacevolmente stupiti di come certi gusti e sapori siano così perfettamente delicati e bilanciati.
Il momento della consegna dell’Adesivo e dell’omaggio da parte di Jacopo del suo Libro